Risorse umane, perché questo è il momento dell’analisi?
Con la pandemia in corso, oggi circa un terzo degli occupati italiani sta lavorando in modalità “smart”. Parliamo di 6,5 milioni di persone che hanno modificato le loro abitudini lavorative e di migliaia di imprese che si stanno faticosamente attrezzando, investendo tempo, energie e risorse, per affrontare in maniera adeguata questa trasformazione. Osservando la situazione da questa angolatura, una cosa appare ormai certa: una volta terminata l’emergenza, non torneremo alla “normalità” pre-pandemica.
Non si tornerà a lavorare come prima, né in Italia né altrove. E invece si continueranno a sperimentare, con ogni probabilità, le nuove forme di “lavoro ibrido”.
Cioè un lavoratore potrà lavorare, per esempio, tre giorni a settimana in azienda e due giornate a casa da remoto. A volerlo saranno gli stessi lavoratori che, in questo ultimo anno, hanno potuto sperimentare i numerosi vantaggi dello smart working. A volerlo saranno probabilmente anche molte imprese, alle luce dei benefici riscontrabili, in molti casi, sul piano della produttività aziendale e della riduzione dei costi.
Mi occupo di consulenza manageriale da oltre trent’anni e mai avrei immaginato una trasformazione di tale profondità e portata, in tempi così brevi. Lo spaesamento che vedo in molti imprenditori, ma anche in molti colleghi, è più che comprensibile. Tuttavia, l’emergenza che stiamo attraversando ha consolidato in me una convinzione che ha accompagnato tutta la mia carriera: le Risorse Umane sono un asset aziendale di primaria importanza, per qualsiasi tipo di impresa, e domani lo saranno ancora di più. La salute di un’impresa dipenderà sempre più dalla capacità di ripensare, riconfigurare, riorganizzare in maniera efficiente e virtuosa la funzione aziendale, in rapporto al mutato contesto socio-economico.
Lo scenario attuale obbliga le imprese a guardare in faccia il futuro: per non essere travolti dal cambiamento in corso, occorrono visione, pianificazione e riorganizzazione.
Le aziende non possono attendere la fine di questo periodo per sottoporre ad analisi il loro business e riflettere sulla loro organizzazione interna. Pertanto, manager e imprenditori devono porsi le seguenti domande:
- La mia azienda ha bisogno di una riorganizzazione?
- Come programmare al meglio l’eventuale esigenza di una ristrutturazione aziendale?
- Come posso gestire e integrare in maniera intelligente e vantaggiosa le nuove forme di lavoro?
- Come ripensare gli spazi di lavoro all’interno della mia azienda?
- Come accompagnare il lavoro dei dipendenti, rispondendo alle nuove esigenze del lavoro smart e ibrido e, al tempo stesso, garantendo un orizzonte di crescita al mio business?
- Come e quanto investire per fornire ai dipendenti non solo gli strumenti tecnologici, ma anche l’adeguata formazione, per esercitare in maniera proficua il “lavoro agile”?
- Come assicurare ai dipendenti un buon equilibro tra lavoro e vita privata?
Come ogni grande cambiamento, anche questo che stiamo attraversando comprende inevitabilmente rischi e opportunità. Tutto sta nel comprendere come scansare i primi e nel cogliere al volo le seconde. Per questo, un approccio consulenziale avanzato può ricoprire, oggi più che mai, un ruolo strategico. Una cosa che ripeto sempre ai miei collaboratori più giovani risuona, in questi mesi, ancora più significativa: il nostro lavoro non può limitarsi all’emissione dei soli cedolini paga. Questo servizio, per quanto fondamentale, rappresenta solo la punta dell’iceberg: è sotto il livello del mare, diciamo così, che si nasconde il lavoro vero. È lì, a maggior ragione in questa delicatissima fase, che l’imprese hanno bisogno di supporto, orientamento e assistenza. È lì che, come consulenti, possiamo fare la differenza.
La differenza la facciamo quando offriamo all’azienda un’assistenza globale e una proiezione di crescita personalizzata, basata su un’analisi specifica delle risorse.
L’assistenza contrattuale e quella normativa sono importanti, certo. Naturalmente molto importante oggi, per chi fa il nostro mestiere, è anche la consulenza riguardante gli strumenti informatici più evoluti per la gestione delle Risorse Umane. Ma il nocciolo della consulenza alle imprese, per come la vedo io, non sta in questi aspetti: il valore autentico di una consulenza si misura sulla capacità del consulente di vivere l’azienda cliente. E vivere un’azienda, per un consulente, significa conoscerne da vicino l’organizzazione e orientarne lo sviluppo sulla base di analisi puntuali e continue nel tempo.
Nella mia esperienza, questo è il servizio a valore aggiunto che le imprese ci richiederanno con sempre maggior frequenza. Questo è ciò che permette anche di liberare tempo ed energie preziose agli imprenditori e a chi si occupa del management di un’impresa. Per tutte queste ragioni, il momento dell’analisi delle Risorse Umane è ora.